
Svezia
Puoltikasjärvi Lake
67°27’2.38″N
21° 6’56.04″E
dal libro Un foro stenopeico a NordKapp – Identità, relazioni, emozioni – 2014
Direzione Capo Nord per il mio viaggio in bicicletta seguendo il percorso EuroVelo 7 da Stoccolma a NordKapp 2600km 48giorni in solitaria con il foro stenopeico come compagno di viaggio.
link libro Un Foro Stenopeico a Nordkapp
Un foro stenopeico a NordKapp
Identità, relazioni, emozioni
Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti
più adatti ai mutamenti
viaggia Sua Santità
Viaggiano ansie nuove Sempre nuove…
Cadono di vertigine…
CSI – In Viaggio
Una storia che parte da una perdita, che è anche una perdita di felicità, di serenità.
E mi sento perso, e so di aver perduto qualcosa e qualcuno per sempre, e sento di volere/dover affrontare un viaggio rimandato troppe volte per paura, per ritrovare quel che sono, quello che ho perso e che non sarà più come prima.
Parto in bici e con il foro stenopeico nella speranza/consapevolezza che mi aiuteranno a ristabilire, a ridefinire quello che sono.
Un viaggio per tentare di recuperare e ricollegare dei fili che pensavo o vedevo recisi, con me stesso, con mio padre.
Ci sono eventi nella vita che ti mettono davanti a un bivio e sta a te decidere quale strada intraprendere e percorrere.
Dopo la morte di mio padre mi sono sentito perso. C’erano cose, emozioni, sentimenti più grandi di me che mi era difficile comprendere ed accettare. Consciamente o forse inconsciamente, ho intuito che mettermi in viaggio su una bicicletta portandomi dietro il mio foro stenopeico in direzione NordKapp mi potesse aiutare a trovare un senso nuovo nella vita.
Ritenevo che la fotografia, come in altre occasioni, mi avrebbe aiutato a rintracciare e a ricomporre quella parte di me che pensavo di aver perduto. Fotografia da cui negli ultimi anni, nonostante continuassi a usarla come mia voce, mi ero allontanato. Il mio sguardo non coincideva più con quello che rimaneva impresso sulla pellicola, di fronte a me c’erano le immagini scattate da uno sconosciuto.
Non so se il mio sia stato un atto di fede. Ho creduto nonostante tutto, e nonostante tutto ho provato ad avere ancora fiducia nella fotografia, in una situazione, il viaggio, di per se destabilizzante. Lontano da tutto ero solo di fronte ai miei limiti, con un mezzo, la bicicletta, che mi ha richiesto un immane sforzo fisico e mentale.
Ho provato a scattare foto che mi riportassero indietro nel tempo, che mi riconciliassero col mio passato facendomi riscoprire lo stupore e la bellezza, scattando quando l’emozione era più forte e più riconoscibile. E ho provato a dar voce e corpo alle emozioni e ai sentimenti più sottili e meno riconoscibili, quelli più complicati da decodificare, svelando le emozioni più difficili da nominare.
Ogni giorno lasciavo che fosse il mio corpo ad indicarmi la direzione, provavo, come facevo una volta, a non pensare e a sentire, affidandomi all’istinto, usando gli occhi prima della mente, cedendo il posto all’emozione prima che al pensiero.
Al ritorno dal viaggio ho provato ri-vedere e ri-leggere con e attraverso le foto un cambiamento, a cercare una trasformazione, tentando un approccio nuovo alla lettura dello scatto, che desse voce a quanto era sepolto e fissato nelle immagini.
E in ognuna ho trovato me, mio padre, il nostro rapporto difficile ma unico, la disperazione e la tenerezza, il legame forte e profondo che nonostante tutto ci ha tenuti insieme, che va oltre l’assenza e che cura le ferite più profonde. In ogni immagine ho trovato noi, sguardi rivolti nella stessa direzione, tu che stavolta parti ed io che ti lascio andare.
Luca Baldassari, marzo 2016





























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